Salta navigazione.
Home

Sullo Yoga

Introduzione al Raja Yoga

Letteralmente la parola yoga vuol dire giogo. Quindi, come il giogo unisce il bue al carro, così lo yoga si propone di unire i vari aspetti della vita dell’uomo, di unire l’Assoluto con il relativo. È per questo motivo che spesso si traduce la parola yoga in unione.

Obiettivo dello yoga è quello di produrre un’unione armonica tra corpo-mente-spirito di un essere umano con l’intero cosmo, detto in altri termini, l’unione tra il microcosmo e il macrocosmo.

Varie sono le tecniche Yoga elaborate in India, nel corso degli ultimi millenni.
Paragonando lo yoga ad un albero, il suo tronco è il Raja yoga, mentre i suoi rami principali sono il Bakti yoga, l’Hatha yoga, lo Jnana yoga e il Karma yoga.
Queste divisioni sono però "esteriori", rimanendo l'essenza sempre la stessa. Infatti ogni ramo, per mantenere la sua validità e forza deve essere comunque collegato al tronco, non può cioé prescindere da esso. E, per l'appunto, questo tronco è il Raja Yoga.

Il Raja Yoga è il lo yoga che noi seguiamo. Si tratta di una pratica mentale.
Non è però una pratica intellettuale, né si può apprendere dalla lettura di un qualunque testo sull’argomento. Per essere valido deve essere trasmesso da “maestro a discepolo”. È come se fosse una vibrazione che si trasmette dal maestro al discepolo, ed è per questo che un libro NON può sostituirsi al maestro.
I libri sono molto utili per la conoscenza del relativo, ma non possono dirci nulla dell’Assoluto. Ciò non vuole in alcun modo ferire la conoscenza intellettuale, che rimane di altissimo valore e molto importante, ma semplicemente si afferma che l'Assoluto, non facendo parte della nostra relatività (cioè della nostra vita quotidiana e materiale), non può nemmeno essere descritto dai suoi stessi componenti.

Il Raja Yoga si sta tramandando da maestro a discepolo da millenni. Ed è negli anni ‘50 e ’60 Maharishi Mahesh Yogi ha portato questo yoga in Occidente.
Prima di farlo, ha però fatto un’operazione fondamentale ed importantissima, riducendo la pratica al suo nucleo e togliendo tutti quegli elementi hindu, che non c’entrano nulla con la cultura occidentale.
In questo modo un occidentale può praticare il Raja Yoga, in una forma autentica, senza perdersi nei dettagli della cultura e filosofia induista, che NON gli appartengono.

La pratica regolare del Raja Yoga porta dei benefici sia negli aspetti relativi che in quelli assoluti della nostra vita quotidiana.
In pratica, mettendo ordine e maggiore equilibrio si ha una visione più equilibrata.
Da una parte molti scogli spariscono dal nostro cammino, dall’altra parte quelli che rimangono possono essere affrontati con rinnovata energia.
In ogni caso NON esistono bacchette magiche: ognuno fa il suo percorso, più o meno lungo.

Il Raja Yoga, non è basato su dogmi, ma ha un carattere esperenziale: è cioè l’esperienza personale quella dalla quale si impara veramente. Il maestro indica la via, ma è l’allievo, che nel percorrerla passo passo, ne giudica la validità e quindi la segue.
 
Se vuoi saperne di più, clicca qui sotto:

  1. Le vibrazioni e il ruolo della guida
  2. Il Mantra personalizzato
  3. Due allegorie sulla nostra mente
  4. Allegoria dell'ascensore
  5. Allegoria della farfalla
  6. Gli effetti "collaterali" della pratica dello yoga
  7. Allegoria della valigia
  8. Positivo e Negativo
  9. Yoga e Karma
  10. Lo Yoga e la psicoanalisi
  11. Lo Yoga... come l'aspirina
  12. Non si tratta di una religione
  13. Ridurre il proprio Ego
  14. Personale e Impersonale
  15. Il Silenzio Creativo
  16. Lo "yoga" di Edgar Allan Poe

Lo "yoga" di Edgar Allan Poe

Nel più bello dei Marginalia, Poe scriveva:

Il Silenzio Creativo

Estratti della relazione di Gillo Dorfles al congresso sul "Silenzio" del Marzo 1987 a Palermo

Discorrere - o scrivere - attorno al silenzio, potrebbe essere considerato, innanzitutto come un paradosso; ma se ne superiamo l'aspetto puramente retorico possiamo senz'altro accettare il fatto che di silenzio è lecito parlare. D'altronde molto spesso la parola "silenzio" è intesa in un'accezione metaforica come l'equivalente di "pace", "calma", di estasi mistica, come regola di vita claustrale, ecc.

Personale e Impersonale

Nello Yoga le relazioni dovrebbero essere impersonali.

Cosa vuol dire questa affermazione che il nostro modello culturale, potrebbe definire "severa" o addirittura "sbagliata"?

Vuol dire provare un sentimento indifferenza verso l'altro?

Vuol dire che non mi deve importare di chi mi sta vicino?

Ridurre il proprio Ego

L'Ego può essere definito come quella struttura psichica che mi permette di differenziarmi da tutto ciò che avverto come "esterno". Grazie a questa differenziazione sono in grado di agire, sentendo tutto ciò che è "mio" e che "mi" appartiene, spesso contrapponendolo a tutto ciò che invece registro come appartenente ad altri... molto spesso registrato come antagonista.

Non si tratta di una religione

Lo Yoga non è una religione.

In India infatti convivono moltissime religioni diverse: 

  • induismo,
  • buddismo,
  • islam,
  • sikhismo,
  • zoroastrismo,
  • cristianesimo,
  • ecc…

e lo yoga è condiviso da persone delle fedi più diverse.

Praticare lo yoga NON significa quindi abbracciare una nuova religione. Anzi, i maestri indiani sconsigliano fortemente di cambiare religione.

Lo Yoga... come l'aspirina

Allo Yoga non va chiesto nulla.

Non aspettatevi nulla, ma praticate con pazienza.

Se si pratica con pazienza arrivano dei risultati.

Soprattutto non c’è da chiedersi il perché debba funzionare.

Lo Yoga e la psicoanalisi

Secondo la psicoanalisi, i trauma presenti sono il risultato delle nostre azioni e reazioni ad esperienze passate, che rimangono in noi come forze psichiche presenti nel subconscio. Questa era la stessa visione di Patañjali. Per Patañjali, le nostre patologie attuali, sono il risultato dei samskara, cioé delle predisposizioni-impronte, che acquisiamo dalle nostre passate azioni e reazioni alla luce delle varie esperienze.(nota_1)

Il Mantra personalizzato

Entrando più nello specifico nella pratica del Raja Yoga, va detto che il maestro dà all’allievo un mantra personalizzato.

Tale mantra non è che una vibrazione, che ha la funzione di portare l’allievo verso gli stati più sottili del suo essere.

Il mantra deve essere personalizzato, perché deve funzionare come una chiave, che apra lo scrigno della propria coscienza. Una chiave, quindi, che funziona per uno scrigno, può non funzionare per un altro.

Due allegorie sulla nostra mente

Possiamo dare due utili allegorie sulla nostra mente.